Vorresti vivere un’esperienza sorprendente?
Entriamo anche noi, con la fantasia, in quel Sepolcro. Infiliamoci insieme a San Giuseppe d’Arimatea ed alle donne e nascondiamoci in un angolo buio, in modo tale che nessuno ci noti mentre il gruppetto, uscendo, sigillerà la porta rotolando la pesante pietra. Una sottile lama di luce penetra ancora da una fessura che si andrà pian piano chiudendo ed illumina il lenzuolo nel quale il corpo di Gesù è stato deposto. Quattro metri per un metro, il telo avvolge il corpo disteso passando sotto le gambe, il dorso, la testa, per poi ricoprire volto, busto, di nuovo le gambe per riavvolgersi sotto i piedi. Che emozione, vero?
Mettiamoci comodi, perché ci vorrà un po’ di tempo. La sera di Venerdì, il giorno delle lacrime; il Sabato, il giorno del silenzio; poi finalmente la Domenica, la mattina della sorpresa!
Non è ancora sopraggiunta l’alba, ma ci pare di scorgere una tenue luce che rischiara l’interno del Sepolcro. Attenzione! D’un tratto la luminosità si fa molto più intensa, ma, cosa strana, sembra provenire dall’interno del lenzuolo. Vediamo i raggi che si sprigionano dal corpo di Cristo ed attraversano il Telo, come lame, per riflettersi sul soffitto e sulle pareti scavate. Poi, un lampo ancora più intenso ci costringe a chiudere gli occhi. Li riapriamo appena in tempo per testimoniare il fenomeno più strano di tutti i tempi: il lenzuolo si affloscia davanti a noi: il Lino che, fino ad un istante prima velava le sembianze senza vita del Signore, si libra nell’aria come sospeso, per poi ricadere su sé stesso, vuoto.
Poi un tremore che pare un terremoto: qualcuno (o qualcosa) sta spostando la pietra che sigilla il sepolcro. La luce della Risurrezione si fonde con quella, più tenue dell’aurora.
Noi restiamo immobili e muti davanti a quel Telo, con il cuore che ci batte forte in gola. Ci pare di udirlo. Finché ci accorgiamo del Miracolo nel Miracolo: ripreso un po’ di coraggio le nostre dita si avvicinano a sfiorare il Lenzuolo che, davanti ai nostri occhi, è divenuto Sindone: il Corpo di Cristo, vaporizzandosi nella luce, è passato attraverso le fibre di lino ed ha lasciato impressa la propria impronta.
“Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l’hanno accolto.
A quanti però l’hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità” (Giovanni 1,9-14).
«Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (cfr. Giovanni 8,12).
È venuto come luce e come luce è Risorto, davanti ai nostri occhi. Sfioriamo con le nostre dita quel telo, scritto dalla sua luce, e riscopriamo per primi le sembianze di Gesù. Lo veneriamo. Poi, mentre ripieghiamo con devozione la Sindone, udiamo un vociare ed un rumore di passi. Ecco che ci nascondiamo di nuovo nell’anfratto per paura di essere scorti:
“Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Uscì allora Simon Pietro insieme all’altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti. I discepoli, intanto, se ne tornarono di nuovo a casa” (Giovanni 3,1-10).
Ora che siamo al sicuro, potremo uscire anche noi dal Sepolcro per rientrare a casa. Ma, dopo questa esperienza, ogni cosa ci apparirà diversa, più autentica. Perché abbiamo imparato a riconoscere, in un lenzuolo afflosciato (cfr. v.7), il segno della presenza di Dio e non della sua latitanza. Sorprendente vero?
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Buona lettura!!!!!!!!!